Germanwings, altra strage psicofarmaceutica?
Al momento, non prendo posizione sulla questione del volo Germawings. Sono francamente stupito dalla velocità con cui è emersa una versione alternativa, che su internet si diceva supportata da fonti militare russe. In pratica, ci si chiede di credere che il volo tedesco sia stato abbattuto da una arma laser stile Star Wars, azionata per intercettare un missile balistico di prova che – esperimento interessante – invece che cadere nell’oceano stava sorvolando l’Europa occidentale.
Mi sconvolge la velocità con cui si è polarizzata una «versione alternativa» contraria a quella ufficiale. Un sito complottardo dalla grafica orrenda, adornata di una bella squadra e compasso, ha addirittura raccontato il retroscena in cui Obama si arrabbia con i vertici NATO per questo tremendo errore. Come questo sito – che si vanta di caricare 500 notizie al giorno – possa avere tali informazioni di cui nessun canale (nemmeno i russi) dispone, lo lascio decidere al lettore.
Tralascio le teorie che coinvolgono le scie chimiche, la vicina centrale nucleare, la sparizione di un secondo aereo tedesco. Tutti frammenti impossibili da coordinare, branditi con la bava alla bocca da chi – forse giustamente – non crede al mainstream.
Preferisco dire che, come dovrebbero dire tutti, al momento brancolo nel buio. Anche se, certo, sono inquieto di fronte all’ennesimo air crash di quest’anno, alla sparizione dell’unità di memoria di una delle scatole nere, e della disintegrazione totale dell’aeromobile: nessun famigliare giunto sul paesino delle Alpi potrà infatti portare a casa il corpo del proprio caro. Vi sono, hanno ammesso tutti, solo brandelli, al punto che uno dei tendoni al campo base è adibito a prelevare il DNA dei parenti per poter assegnare a qualche pezzettino di essere umano
un’identità certa.
Anche dell’aereo, comunque, pare non essere rimasto niente. L’ho visto dichiarare al TG dal fotografo dello Spiegel – un italiano – che si è fatto 7 ore di arrampicata per arrivare al luogo del disastro, ma non ha trovato niente.
La tentazione di pensare che l’aereo sia esploso – o meglio, sia stato proprio disintegrato – in volo è tanta. Così come non fa presagire nulla di buono la notizia che un caccia francese si sia alzato ad intercettare l’ultima posizione conosciuta dall’Airbus subito dopo la sua sparizione dai radar. L’ultima volta che in Italia abbiamo sentito parlare di aerei di linea, caccia transalpini e radar, fu ad Ustica.
Tuttavia, rischiando di schiantarmi anche io, preferisco volare basso.
Passeggeri interessanti, ma non troppo.
Innanzitutto, va pensato a chi c’era su quel volo. WMR riporta che sul luogo dell’impatto è stato avvistato un ebreo ultra-ortodosso chabad, intento come altri famigliari a riportare a casa i resti di uno sfortunato passeggero israeliano, Eyal Baum, un trentanovenne che pare lavorasse per la catena di abbigliamento Mango, che ha appunto sede a Barcellona, La famiglia Baum si lamenta di non essere stata informata dal Ministero degli Esteri di Tel Aviv, ma dai media. Mango, marchio ben presente anche nelle città italiane, è un marchio catalano posseduto da Isak e Nahman Andic, una famiglia di ebrei sefarditi di origini turche.
Vi erano poi due iraniani, Milad Hojatoleslami dell’agenzia di notizie Tasnim e Hossein Javadi, del giornale Vatan-e-Emrooz. I due sono giornalisti sportivi che avevano appena lavorato alla copertura del Clasico, il leggendario derby tra Real Madrid e Barcellona. Erano diretti a Vienna, dove li attendeva la partita tra la nazionale iraniana e il Cile. Se dovessimo cercare una qualche risonanza, possiamo dire che Vienna in questo momento è una città «calda» per gli iraniani, in quanto essendo quartier generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) sta vedendo ogni sorta di traffico relativo alle negoziazioni nucleari iraniane ora in atto a Ginevra.
Una delle tre americane uccise nel crash era Yvonne Selke, una veterana (23 anni di servizio) della Booz Allen Hamilton: sì, l’azienda per cui lavorava Ed Snowden. Oltre che con la CIA e la NSA, la Booz Allen ha un contratto con la National Geo-spatial Intelligence Agency (NGA). La NGA, che è situata in Virginia non lontano da dove viveva la povera Selke, analizza le immagini satellitori dal network massivo di satelliti spia americani. Google Earth, tanto per capirci, viene aggiornato grazie ai dati della NGA - ed è il segreto di Pulcinella quello per cui Google, di cui molte azioni sono posseduta dalla In-QTel, front di venture capital della CIA, acquistò il software Keyhole da cui trasse il proprio motore di ricerca di immagini satellitari dalla CIA stessa. La figlia di Selke, Emily, era anche lei a bordo. La portavoce dello State Department Jennifer Psaki, almeno fino a qualche ora fa, misteriosamente non ha rivelato il nome del terzo americano.
Tutte queste sono informazioni che si potevano trarre da fonti open source, perfino sul Corriere, anche se ovviamente mai viene data enfasi su queste coincidenze. È un po’ poco per gridare al complotto.
Mi ricordo ancora bene di quando, forse due decadi fa, ci fu lo stesso episodio con un volo nordafricano: il capitano era stato lasciato dalla moglie, o qualcosa del genere, e decise di vendicarsi portando all’altro mondo tutti i suoi passeggeri. I casi, nell’ultimo quarto di secolo, sarebbero non più di quattro. Di fatto, ce ne dimentichiamo in fretta, e questo mi stupisce sempre: un po’ come Walter White nella serie Breaking Bad, che affronta i suoi studenti sconvolti per l’incidente aereo sopra Albuquerque dimostrandogli di come essi non abbiamo mai sentito parlare della strage di Tenerife, un tragedia dell’aria di ben più ampie dimensioni. Semplicemente, ci dimentichiamo che queste cose esistono.
La pista psicofarmaceutica
La pista che mi pare più interessante, se devo dire la mia, è quella per cui il vero colpevole va ricercato dell’industria psicofarmaceutica, e nel suo corollario di morte costituito dalla moderna dottrina psichiatrica.
Se il pilota Lubitz può aver generato un tale delirio distruttivo, questo non lo si deve certo alla depressione. La depressione, letteralmente, deprime: spinge l’aggressività dentro sé stessi, al punto che anche i muscoli se ne vanno.
Chiaramente, medicamenti che pensano di alleviare i sintomi della depressione togliendo i freni inibitori, invertono la rotta della pressione psichica: da depressione a esplosione. Anche se ancora non ve n’è certezza – e la Lufthansa sta facendo di tutto, con la tipica goffaggine teutonica, per coprire le tracce – credo che al pilota fossero quasi certamente stati prescritti degli SSRI («selective serotonin reuptake inhibitors»), farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Sono gli psicofarmaci di ultima (o penultima) generazione, che inondano le farmacie da due o tre decenni. Fluoxetina (commercializzata come Prozac), Citalopram (Cipramil, Elopram) e soprattutto la popolarissima sertralina (Zoloft).
Gli SSRI hanno qualcosa di paradossale: il medico che li prescrive e il bugiardino nella confezione insistono sul come, nelle prime settimane di trattamento, potrebbero aumentare i pensieri suicidi, le fantasie distruttive, l’aggressività. La cosa mi ha sempre stupito: in pratica, il primo effetto di un SSRI potrebbe essere l’esatto contrario di quello che promettono — tranquillità, sedazione, liberazione dall’ansia e dalla malinconia.
Nei pazienti pediatrici, l’induzione al suicidio è quasi certa: uno studio del 2004 della Food and Drug Administration (FDA) provò che nei minorenni l’uso di questi psicofarmaci portava nei primi due mesi di trattamento ad un aumento di idee suicide dell’80%, mentre ostilità e agitazione aumentavano nei pazienti del 130%. Per gli adulti, i molti studi condotti nei primi anni 2000 sono stati in totale contraddizione fra loro: alcuni sostengono che abbiano ridotto la quantità globale dei suicidi, altri hanno indicato come abbiano invece abbiano seminato molte più morti di quanto non facessero i farmaci della generazione precedente, gli antidepressivi triciclici.
Ormai sono in molti ad avere notato il pattern. Ad ogni strage americana – quelle per cui si dà la colpa alla libera circolazione di armi – corrisponde un assassino sotto effetto di droghe psicotropiche legali.
Stragi SSRI
E. Michael Jones, in un vecchio articolo di Culture Wars – «Drugs and Mass Murder» – cercava di fornire una lista.
- Huntsville, Alabama - 5 Febbraio 2010: Hammad Memon, 15 anni, Zoloft, un morto.
- Kauhajoki, Finlandia - 23 settembre 200: Matti Saari, 22 anni, SSRI e benzodiazepine, 9 morti.
- Dekalb, Illinois - 14 febbraio, 2008: Steven Kazmierczak, 27 anni, Prozac e Xanaz, 5 morti e 21 feriti.
- Jokela, Finlandia - 7 Novembre 2007: Pekka-Eric Auvinen, 18 anni, antidepressivi vari, 8 morti e 12 feriti.
- Cleveland, Ohio - 10 Ottobre 2007: Asa Coon, 14 anni, Trazodone, 4 feriti e suicidio finale.
- Red Lake, Minnesota - Marzo 2005: Jeff Weise, 16 anni, Prozac, uccide i nonni e poi 7 studenti del liceo e un insegnante, ferisce 7 persone e si ammazza.
- Greenbush, New York - Febbraio 2004: Jon Romano, 16 anni, antidepressivi generici, spara alla gamba di un suo insegnante.
- Wahluke, Washington - 10 aprile 2001: Cory Baadsgaard, 16 anni, Effexor, tiene in ostaggio armato 23 studenti.
- El Cajon, California – 22 Marzo 2001: Jason Hoffman, 18 anni, Celexa e Effexor, spara a tre studenti e due insegnati.
- Williamsport, Pennsylvania – 7 marzo 2001: 14-year-old Elizabeth Bush, 14 anni, Prozac, spara e ferisce uno studente.
- Conyers, Georgia – 20 maggio 1999: 15-year-old T.J. Solomon, 15 anni, Ritalin, spara a 6 compagni di classe.
- Columbine, Colorado – 20 aprile 1999: 18-year-old Eric Harris (18 anni) e il suo complice Dylan Klebold uccidono 12 studenti e un insegnante e feriscono altre 26 persone. Poi si suicidano. Harris prende il Luvox, di Klebold non sono stati divulgati i dati clinici.
L’elenco va avanti molto.
In USA, molte personalità stanno cominciando a parlare della relazione tra droghe legali e omicidi di massa. Il documentarista Michael Moore è uno, Ron Paul è un altro.
A dettagliare una lista più ampia ancora – con i casi degli adulti presi da amoklauf psicofarmaceutico – c’è il Citizen Commission on Human Rights (CCHR), un’organizzazione attivissima contro gli psicofarmaci e più in generale contro la psichiatria. Ma attenzione: il CCHR è un’emanazione neanche tanto segreta di Scientology, che nella sua crociata iatrofoba (odio totale per gli psichiatri, pensati come il vero male del mondo) ha assoldato il vecchio Thomas Szasz, vecchia gloria della cosiddetta antipsichiatria che detesta gli psicofarmaci ma vuole la droga libera e – come Basaglia, antipsichiatra italico – nessuna definizione per la malattia mentale (schizofrenici, paranoici, ebefrenici: tana libera tutti).
Piloti drogati per un mondo drogato
Mentre scrivo, ho notato che anche Zerohedge e Alex Jones si stanno facendo la stessa domanda: è se fosse solo un’altra strage psicofarmaceutica? Un mass-murdering, sullo stile dei massacri nelle high-school, ma con mezzi aviatori? Una Columbine per tramite di volo low cost, eseguita con teutonico rigore, freddezza, crudeltà?
Il pilota Lubitz, lo sappiamo, qualche giorno prima era stato da un medico, che ne aveva ordinato il riposo: è possibile che contestualmente gli abbia prescritto degli SSRI. Al di là dei sintomi violenti gli SSRI hanno una serqua di effetti collaterali spiacevoli, tra cui eruzioni cutanee, aumento di peso, gonfiori, per non parlare dei più tremendi: anedonia (cioè incapacità di provare piacere nel sesso), anorgasmia (incapacità di arrivare all’orgasmo), impotenza maschile e mancanza di lubrificazione intima nelle donne. Una serie di disfunzioni sessuali gravi per cui non vi è ancora una cura precisa, e che qualcuno dice si presentino come danni permanenti. Un bel baratto: scambiare la propria sessualità con la tranquillità chimica...
L’uso dello Zoloft, l’erede del Prozac, è considerato talmente normale nella società americana, che nei film lo si cita tranquillamente: «droghe? No, sono solo sotto effetto del mio solito Zoloft» dice Woody Allen nel suo ultimo film Gigolò per caso. Un altro film con Jake Gyllenhall e Anne Hathaway – Love and other Drugs, la storia di un piazzista di farmaci a metà anni Novanta – invece celebrò la conquista del mercato da parte dello Zoloft e pure di un altro simpatico farmaco prodotto dalla Pfizer, il Viagra.
Per quanto questo non arriverà mai all’opinione pubblica indignata, è perfettamente consentito anche per un pilota di linea essere sotto trattamento Zoloft. In America, è dal 2010 che la Federal Aviation Administration (FAA) ha cambiato le proprie regole rispetto all’uso di antidepressivi da parte dei piloti. A meno che la Big Pharma non sia corsa a modificarla in queste ore, ricordo comne la pagina di Wikipedia sullo Zoloft vantava come questo potesse essere prescritto ai piloti.
Non voglio, comunque aprire qui il discorso sugli psicofarmaci, anche se era da tempo che volevo scriverne per EFFEDIEFFE. Non ho le idee sufficientemente chiare per dire che gli antidepressivi sono un male assoluto. Davvero, chi sono io per giudicare? So della tremenda realtà della psiche umana, e non biasimo chi fa ricorso alla chimica per uscire da qualche sua pastoia.
Tuttavia, la correlazione sembra immediata, ed è probabile che da qualche parte la discussione pure emergerà.
Intanto, aspettiamo di avere più informazioni su questo ennesimo volo
della morte.
Roberto Dal Bosco